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Per il “Sioux” Blandamura missione…non impossibile
Il 15 aprile si avvicina…a grandi passi. Sembrano accelerare insieme ai battiti cardiaci anche le lancette dei secondi. Emanuele “Sioux” Blandamura sta per battersi per il titolo mondiale dei medi. Una categoria che insieme ai pesi massimi racchiude in buona percentuale la storia e la quintessenza della boxe. Andare, anzi già da giorni trapiantato, in Giappone con un incredibile staff dietro cominciando dai Cherchi per finire con un elenco di nomi, forse non conosciuti da tutti, ma ognuno con una specializzazione e un compito ben preciso, fanno capire che Lele è andato per giocarsela alla pari con Ryota Murata, il campione. Non c’è pessimismo nel gruppo anche se gli scommettitori danno grande favorito il padrone di casa. E questo segue la logica, quando si va “in capo al mondo” per conquistare qualcosa di grande, ma tra il dire e il fare…La storia ci insegna che niente è garantito e quello forse che per qualcuno potrebbe essere una sorpresa segue una logica a volte nascosta. Io faccio un esempio per tutti, ma nella storia ce ne sono stati molti altri: il 2 maggio del 1954 allo Stadio Torino, cosi allora si chiamava il Flaminio, Tiberio Mitri affrontava Randolph Turpin, per l’europeo dei medi. Il grande favorito era il mulatto inglese, tra l’altro uno dei pochi vincitori del Robinson migliore. Ebbene quel match durò appena mezza ripresa e l’inglese finì tra la sorpresa generale a gambe levate.
Blandamura ha un’età non certo da giovincello, ma i suoi 38 anni sono particolari perchè sembrano racchiudere una forza che si accumula e aumenta con il tempo. Non sappiamo se parliamo di un fuoriclasse…ma con lui è una probabilità da non escludere mai. Roma è la sua “patria”, ma nelle sue vene scorre sangue friulano essendo nato a Udine, un mix particolare che forse influisce nella sua quotidianeità e sul ring. Pratica la boxe da 20 anni e ricorda perfettamente il suo primo impatto a Villa Ada dove c’era Guido Fiermonte, un maestro “rigido” nell’esternarsi, ma tremendamente efficace nel far capire che con la boxe non si scherza. Con il passare degli anni cambiavano i maestri e le società. Fu molto legato ad Alberto Mancini che lo seguì per un lungo periodo, poi pian piano fu la volta di Mario Landolfi, di Antonio Zonfrillo, Carlo Maggi, Carlo Massai, Franco Cherchi e ultimamente Eugenio Agnuzzi con la Pro Fighting Roma. Emanuele di ognuno ha imparato “l’arte” e ne ha fatto tesoro con una boxe tutta sua, un marchio firmato “Sioux”, il popolo che lo ha sempre affascinato. La sua carriera dilettantistica è stata buona arrivando alla finale degli Assoluti 2006 di Milano sconfitto dal pugliese Ciro Di Corcia. Dopo Milano ecco il suo passaggio nel mondo dei pro, per certi versi a lui confacente. Blandamura è un pensante, non è passivo nelle decisioni che lo riguardano, è in pratica “procuratore” di se stesso. Legge molto, osserva, si tiene informato sulla boxe a tutto campo. E’ pugile, ma è anche personaggio che esprime concetti non facili da confutare. Difficile trovare lacune nei suoi ragionamenti, alle volte sembra che si stia impelagando in concetti troppo impegnativi, ma ne esce sempre bene…quasi quasi vien voglia di dire da vincitore. Il suo record da pro acquista pian piano consistenza senza clamori, senza fretta. Dopo 16 match vittoriosi c’è il redde rationem d’obbligo, uscire allo scoperto e capire finalmente sul ring il vero Blandamura. Sul ring deve affrontare Manuel Ernesti, altra grande promessa e imbattuto come lui. Non si tratta del fantomatico Titolo del Mediterraneo, ma di chi sta dentro o fuori. Vincerà Blandamura e la sua corsa continua superando Luca Tassi, un toscano di quelli tosti. Si comincia a conoscere una delle sue caratteristiche ed è quella che il suo ritmo aumenta con il passare delle riprese. Se ne accorge l’austriaco di origini spagnole, imbattuto, Marcos Nader, che in pratica chiude la sua carriera a Stoccarda dopo aver perso con il nostro “Sioux”. Ormai scompaiono i match di assaggio ed eccolo a Londra affrontare Billy Joe Saunders per il Titolo Europeo. Il match è molto bello, il pubblico applaude e sembra che a condurre la danza sia proprio l’italiano, ma all’8° round una sorta di colpo di scena. Blandamura schioda dal suo clichè di rimessa e accetta lo scambio che lo fa incrociare con un destro corto che lo scuote visibilmente. Il match finisce lì e il nostro non sapeva che stava vincendo fino all’VIII round con il futuro campione del mondo. Meno di un anno dopo ed ecco il “Sioux”di fronte al francese Michel Soro, uno dei più forti picchiatori in circolazione, per il titolo lasciato vacante da Saunders. Indubbiamente, se vogliamo prendere a testimone la cabala, 8 non è un numero fortunato per Lele, che subisce un’altra sconfitta prima del limite in quella ripresa. Due sconfitte così brucianti potrebbero decretare la fine di una carriera, ma non è così perchè Blandamura si prende in dote, è storia recente, quel titolo europeo che forse gli apparteneva ad honorem. Ancora una volta il ritmo vertiginoso delle ultime riprese sarà la sua arma vincente.
Alla Yokohama Arena sono previsti circa 18mila spettatori. Ryota Murata (+ 13, 10 per ko, – 1), 32 anni, a differenza di Blandamura ha acquisito diritti mondiali già da dilettante conquistando l’oro alle Olimpiadi di Londra del 2012. Oggi in pratica succede questo e i campioni AOB abbreviano i tempi per la conquista mondiale, di esempi ne abbiamo tanti e uno per tutti è Lomachenko. I giapponesi logicamente sembrano non prediligere le categorie più pesanti, ma le cose cambiano e Murata lo dimostra, mentre Shinji Takehara, campione del mondo della categoria nel 1995, in pratica è stato il primo…logicamente dopo 23 anni seguito da Murata. La carriera dilettantistica è stata abbondante di successi e le vittorie prima del limite non si contano, segno inconfutabile che Murata abbia il colpo del ko che gli permette di risolvere il match in qualsiasi momento. Tecnicamente combatte con l’abc essenziale grazie anche alla sua altezza non comune, c’è da dire che ogni colpo è scagliato per abbattere l’avversario. Ha conquistato il mondiale WBA battendo prima del limite nella rivincita il francese Hassan N’Dam N’Jikam, indubbiamente un buon pugile, ma non oltre. Margini di difficoltà ce ne sono vari…a cominciare dall’ambientamento e soprattutto dal tifo tutto a favore di Murata. Ma c’è un fattore che ci fa essere meno pessimisti ed è il fattore che niente è stato lasciato al caso e pian piano i giapponesi man mano che hanno conosciuto il nostro pugile capiscono che il match non sarà poi così facile.
(alb)